Comunicato del trawun mapuche (parlamento delle comunità)
San Carlos de Bariloche 23/05/2023
In vari componenti di diverse comunità Mapuche siamo arrivati alla ruka per esprimersi nel parlamento con le sorelle che sono state detenute con i loro bambini e bambine per quasi otto mesi. Dopo il parlamento, durato una lunga giornata, scambiando informazioni e analizzando in modo approfondito la situazione, concludiamo che: mentre lo Stato nazionale Argentino celebra i suoi quarant’anni di democrazia, il popolo Mapuche è sottomesso a una dittatura razzista.
“Quarant’anni di democrazia” che, fino ad oggi, non hanno trasformato le nostre vite né hanno riconosciuto i nostri diritti come popolo. Per noi questa democrazia è l’ipocrisia con cui si concedono privilegi alla bianchitudine dei proprietari terrieri, alla bianchitudine dell’apparato giudiziario, alla bianchitudine degli imprenditori del giornalismo razzista e di tutti i supremacisti che contribuiscono a questo genocidio silenzioso che stiamo subendo.
Questa democrazia, così com’è, genera una tirannia razzista che alimenta figure elettorali patetiche e pericolose che minacciano la libertà e i diritti umani che dovrebbero difendere. Questa democrazia destina un bilancio milionario in favore delle forze federali che reprimono, sfrattano, perseguitano e imprigionano il nostro popolo, che questa volta ha preso forma in un Commando Unificato. Tutto ciò ha avuto come conseguenza vittime di torture, persone in clandestinità, casi giudiziari armati e bambini nati in situazioni di prigionia.
Le sorelle agli arresti domiciliari e i loro bambini e bambine, vittime di un’ingiusta situazione di reclusione, incarnano il più doloroso e disumano segno di una dittatura. Sono confinati in uno spazio insalubre, senza fognature, con un riscaldamento insufficiente, sanitari carenti, impianto elettrico rischioso e supporto alimentare dipende dalla solidarietà del popolo.
Lo Stato non solo ha abdicato alle sue responsabilità, ma li sta lentamente lasciando morire. Le donne e i bambini sono gravemente colpiti nelle loro salute fisica, psicologica e spirituale.
È l’unico caso, in tutto il Paese, che per una causa che non prevede il carcere, di presunta “occupazione illecita”, sono prigioniere da quasi otto mesi, dal momento che non solo non sono state giudicate colpevoli, ma non sono nemmeno state processate. Pertanto, possiamo dire che più che prigioniere, sono ostaggi di dispute politiche e della rapina economica di imprenditori nazionali e transnazionali che continuano ad appropriarsi dei territori, delle sorgenti dei fiumi, di foreste e steppe, protetti da una politica estrattivista che non si differenzia in alcun partito politico.
Proprio come la dittatura militare si era accanita con le figure religiose che proteggevano i diritti dei poveri, oggi questa presunta democrazia si accanisce con le autorità spirituali che proteggono la vita della Mapu (Terra) e la salute delle persone (mapuche e non mapuche), come la nostra autorità mapuche, la nostra Machi Betiana Colhuan Nahuel.
Proprio come la dittatura militare ha distrutto chiese e rapito sacerdoti e suore dei quartieri poveri, oggi questa presunta democrazia invade un luogo sacro di cerimonia, distruggendo e militarizzando il nostro Rewe . Così come i bambini e bambine che hanno subito direttamente per le atrocità della dittatura hanno visto le loro vite distrutte, anche i nostri figli e figlie provano nello stesso modo la repressione di questo Stato.
Proprio come fucilavano i pensatori, attivisti e sognatori di mondi migliori, hanno fatto lo stesso per i nostri pu weichafe, come Rafael Nahuel yem e Elías Garay Cayicol yem.
In questi quarant’anni di Democrazia, il nostro popolo Mapuche ha una lunga lista di desaparecidos e desaparecidas.
Storicamente, il popolo Mapuche si è caratterizzato per la sua tradizione di discussione e di dialogo. Pertanto di fronte a questo conflitto, abbiamo cercato in ogni momento di promuovere il dialogo a un tavolo che lo Stato, da parte sua, ha cercato solamente di posticipare per quasi otto mesi. All’ultimo incontro del 10 febbraio, è stato concordato un accordo finale, che era solamente da firmare, nella riunione successiva. Ma questo non è successo perché lo Stato ha arbitrariamente posticipato ad altre date per tre volte.
La firma di tale accordo è annunciato per l’1 di giugno.
Se non verrà fatto entro questa data, significherà che lo Stato abbandona la soluzione del conflitto attraverso quel tavolo di dialogo.
Non tollereremo ulteriori rinvii ne inganni. Facciamo appello alle persone consapevoli di riprendere le mobilitazioni e le espressioni di azione diretta.
Wiñotupe taiñ machi ñi rewe mew.
Libertà subito per le prigioniere politiche Mapuche e i loro bambini e bambine.
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