Dopo un anno le strade di tutto il Messico, e non solo, ricordano gli studenti scomparsi di Ayotzinapa con partecipatissime manifestazioni che ancora una volta hanno chiesto giustizia e verità attorno a questo caso.
Ricordiamo come, a proposito di questo, qualche giorno prima dell’anniversario, il presidente Peña Nieto aveva ricevuto i genitori degli studenti alimentando in loro il senso di delusione e sfiducia verso le istituzioni che si stavano occupando del caso Iguala.
Nel perseguire questa logica malsana, da una parte fingendosi attenta alle richieste di maggior correttezza e trasparenza circa le indagini e dall’altra mostrando il vero volto di un Messico e del suo governo che in tutti i modi tentano di affossare le istanze di opposizione, decide di aggiungere un altro tassello a questa lunga storia.
Oggi, infatti, la Procuratrice Generale Arely Gomez Gonzales, del PGR (Procuraduria General de la Republica), direttamente dal suo account Twitter, rende nota la decisione di pubblicare online le indagini fino a quel momento svolte sulla scomparsa dei 43 studenti.
Nelle ultime settimane il governo aveva deciso di mettere a disposizione una parte delle indagini e che consisteva in 54.000 pagine redatte a mano e consultabili nei propri uffici.
Ora invece parliamo di 85 volumi e 13 allegati che si possono visionare online nel sito del PGR (http://www.pgr.gob.mx/Transparencia/Paginas/Expediente-Caso-Iguala.aspx).
Agli occhi dei più superficiali questo potrebbe significare una volontà del governo messicano di venire incontro ai chiarimenti richiesti più volte pubblicamente e alle richieste avanzate anche dall’Istituto Nazionale sulla Trasparenza del Messico, che ne ha appunto ordinato la pubblicazione online. Ma se si apre anche solo uno degli 85 PDF di materiali raccolti ci si accorge subito dell’inganno che ci sta sotto: nomi, determinate informazioni, se non addiritura pagine intere, sono cancellate.
La trasparenza è quindi bene poca e questa nuova mossa del governo di Peña Nieto sembra l’ennesima strategia utile per mantenere il controllo sulla popolazione e per stancare ancora di più un movimento, quello normalistas che ha dimostrato la forza delle proprie convinzioni, quelle rivoluzionarie che nascono e si diffondono nelle scuole rurali del paese, e che hanno saputo parlare al mondo intero, ricevendo sostegno e solidarietà internazionali. Un movimento che porta alla luce di uno dei tanti problemi che affliggono il Messico inivisibile e desaparecido contemporaneo, ovvero quello delle sparizioni forzate usate come strategia per controllare la vita delle persone e per annulare ogni forma di spinta dal basso che chiede cambiamento e giustizia.
Di certo il caso Iguala non termina qui. Aspettiamo che altre pagine di giornali si riempano di rivelazioni e smentite, e che le strade del Messico ci facciano sentire ancora una volta la vera voce del suo popolo.