Mentre sui media ufficiali continua ad andare in scena la telenovela El Chapo, il Messico dei movimenti continua dal basso a resistere e a costruire l’alternativa al narcoestado guidato da Peña Nieto. Il collante tra queste realtá é sempre piú il movimento guidato da genitori e compagni dei 43 studenti desaparecidos di Ayotzinapa che, da oltre 16 mesi dalla tragica notte di Iguala ne continua a chiedere la restituzione con vita.
Il 2016 si é aperto con l’assissinio del presidente municipale Gisela Mota, evento che per la sua gravitá rischiava di mettere in serio imbarazzo il governo del presidente Peña Nieto; fortunatamente per lui con un’incredibile tempismo degno del miglior realismo magico, é stato ricatturato El Chapo. La spettacolarizzazione dell’intera vicenda e l’inserimento di personaggi famosi nella saga quali Sean Penn e Kate del Castillo ha distolto l’opinione pubblica dai reali problemi: la narcoguerra.
In Guerrero, per esempio, l’anno si é aperto con una serie impressionante e all’apparenza inarrestabile di morti ammazzati: secondo le stime ufficiali in gennaio 150 persone hanno perso la vita in in modo violento.
In questo clima da guerra sucia, sono partite da Ayotzinapa due Carovane dell’Indignazione, che hanno girato il Paese da nord a sud. Genitori e studenti hanno toccato le principali piazze messicane chiedendo a gran voce giustizia per tutti i desaparecidos, di cui i 43 studenti normalisti sono diventati simbolo. Dopo due settimane di viaggio le carovane si sono concluse contemporaneamente a Queretaro e nel Michoacan lanciando il Primer Encuentro Nacional por la Indignacion che si é tenuto i giorni 5 e 6 febbraio a Cittá del Messico presso la sede del sindacato dei telefonisti e a cui hanno partecipato movimenti sociali, associazioni per la difesa dei diritti umani, organizzazioni campesine e indigene, polizie comunitarie e attivisti da tutto il Messico e non solo.
I lavori si sono aperti con i portavoce dei genitori degli studenti desaparecidos che hanno chiamato all’unitá i movimenti e le organizzazioni messicane.
“Lo scopo di questo incontro é unificare tutti gli sforzi”, ha detto Melitón Ortega, familiare del normalista Mauricio Ortega Valeria e portavoce dei genitori, che ha poi ribadito la necessitá di “dialogare, discutere e analizzare che strada deve prendere questo movimento”.
I genitori hanno infine ricordato che l’obiettivo delle due carovane era proprio ritrovarsi con le altre organizzazioni del Paese perché “l’unico cammino che dobbiamo prendere è unificare e camminare insieme contro il malgoverno di Peña Nieto e le sue politiche neoliberali”. É necessario, sostengono, “costruire un programma politico, che possa incorporare tutte le lotte, generando organizzazioni a livello municipale, statale e nazionale”.
Durante la due giorni alla quale hanno assistito piú di 500 rappresentanti di oltre 150 organizzazioni nazionali e internazionali, si é inoltre voluto ribadire la fiducia incondizionata nel GIEI (Gruppo Interdisciplinario di Esperti Indipendenti), che sta investigando sul caso Ayotzinapa e che negli ultimi mesi sta subendo una pesante campagna diffamatoria con lo scopo di bloccare la ricerca di veritá e giustizia per gli studenti desaparecidos.