Il 13 giugno del 1980, nell’isola di San Giorgio, il consiglio europeo concordò una risoluzione per il Medio Oriente in cui si stabiliva, per la prima volta, che il diritto alla sicurezza di Israele e di tutti gli altri Stati della regione non poteva prescindere dal “riconoscimento dei diritti legittimi del popolo palestinese” in virtù del principio universalmente riconosciuto di giustizia per tutti i popoli.
Questa piccola isola della laguna di Venezia è quindi un luogo – simbolo per la causa palestinese, che proprio qui vide riconosciuta dalla comunità internazionale la sua esistenza e i suoi consequenziali diritti.
E proprio su questa piccola isola la cui visuale spazia sino a piazza San Marco, un gruppo di attivisti ha accolto l’appello lanciato dall’associazione Samidoun (parola araba che significa “resistenti”) a favore di Omar Nayef, il rifugiato politico palestinese da dicembre “assediato” nella sua ambasciata a Sofia da una richiesta di estradizione di Israele.
Come già fatto a New York, a Roma, a Praga e in altre capitali europee, anche a Venezia, questa mattina, alcunie ragazze e ragazzi dell’associazione Ya Basta Edi Bese e del Laboratorio Morion hanno alzato uno striscione nel campo antistante la chiesa di San Giorgio con la scritta “Giustizia per Omar. No all’estradizione”.
L’iniziativa veneziana si collega alla campagna lanciata dal sito samidoun.net che si occupa di portare solidarietà ai prigionieri politici palestinesi. E Omar Nayef, condannato all’ergastolo da un tribunale militare israeliano per l’uccisione di un militare colono che si era macchiato di crimini contro la popolazione, è a buon diritto uno di loro. La storia di Nayef, dalla sua rocambolesca fuga dopo una sciopero della fame e della sua nuova vita in Bulgaria dove risiede da oltre 20 anni con la sua famiglia, la potete leggere su questo link del sito di Ya Basta Edi Bese.
Durante la manifestazione di San Giorgio, gli attivisti hanno ribadito l’importanza di sottoscrivere l’appello a favore di Omar Nayef e, di conseguenza, anche di tutti i rifugiati politici palestinesi che si troverebbero in immediato rischio di espulsione qualora passasse un precedente come questo.
Riccardo Bottazzo