Tegucigalpa, 18 aprile (Rel-UITA | LINyM) -. Più di 1200 persone provenienti da 130 organizzazioni di 22 paesi e da organizzazioni e movimenti honduregni si sono dati appuntamento a Tegucigalpa, non solo per rendere omaggio alla memoria ed esigere giustizia per l’omicidio della dirigente indigena lenca Berta Cáceres, ma anche per promuovere articolazioni e strategie di solidarietà e lotta contro un modello politico-economico predatore e devastatore.
Durante le due giornate dell’incontro, la commozione si è frapposta al dolore per la perdita improvvisa e inaccettabile e, poco a poco, si è convertita in forza, energia e in una nuova e rinnovata progettualità.
Berta è riapparsa come motore, come seme che germoglia e cresce dai territori, dai villaggi e dai paesi.
Berta come l’acqua che ha difeso fino alla fine, come anima guerriera che ci motiva a non arrendersi mai.
Berta che fa appello all’unità, all’articolazione, ad attivare processi di lotta permanente, con tutta la saggezza tipica delle popolazioni indigene.
Berta e la resistenza, Berta la lotta, Berta la proposta antagonista al modello neo liberale estrattivo.
Berta anticapitalista, antirazzista, anti patriarcale.
Articolazione e convergenza … di lotte permanenti
“Questo incontro ha confermato l’importanza della solidarietà militante, e ci ha permesso di convergere nell’identificazione di un nemico comune, che è il modello economico estrattivo”, ha detto a La Rel, Víctor Fernández, integrante della Piattaforma dei movimenti sociali e popolari dell’Honduras, Pmsph.
“Si è anche raggiunto un consenso rispetto ai meccanismi dell’articolazione, delle convergenze, delle idee di lotta permanente che sorgono da diversi spazi. Dobbiamo sviluppare il maggior numero possibile di azioni antagoniste contro questo modello economico, sulla base del rispetto alla nostra dignità di esseri umani”, ha aggiunto Fernández.
L’avvocato ha spiegato che la sfida più grande adesso è mettere in pratica il contenuto programmatico emerso dall’Incontro internazionale “Berta Cáceres Vive”, per cui l’unità dei movimenti sociali, popolari e politici honduregni è l’imperativo storico.
“L’omicidio di Berta permette di definire la necessità di costruire un nuovo concetto e un nuovo modello di giustizia, discutendone in tutti gli ambiti possibili. Noi crediamo di essere in grado di opporci alla storia avversa che stiamo vivendo”, ha concluso l’avvocato che è anche membro del Movimento ampio per la dignità e la giustizia, Madj.
Dopo un lungo e minuzioso lavoro nelle commissioni suddivise per argomenti strategici[1] e la consegna del lavoro di sistematizzazione dei dibattiti e delle proposte, i partecipanti hanno percorso le principali arterie di comunicazione di Tegucigalpa, giungendo fino alla Casa Presidenziale dove hanno preteso la verità sull’omicidio politico di Berta Cáceres (vedi video qui)
Alla fine della seconda giornata è stata resa pubblica la Dichiarazione dell’Incontro Internazionale dei Popoli “Berta Cáceres Vive”.
“Siamo coscienti che la causa dell’omicidio di Berta Cáceres è da cercare nella sua lotta e la lotta del Copinh” e che è legata al modello criminale dell’estrazione mineraria, neocolonialista e femminicida “che controlla l’estrema destra honduregna e internazionale, che avanza nel continente attraverso azioni violente”, si legge nel documento.
I firmatari si impegnano “per la lotta, per il pensiero, per l’azione e per la rivolta contro questa proposta anti patriarcale, antirazzista e anti capitalista”, per continuare ad alimentare “le diverse proposte di chi è costretto a confrontarsi con la logica neoliberista della morte”.
Promettono inoltre di lottare per ottenere verità e giustizia per il crimine commesso contro la dirigente indigena, e per il ritiro dell’impresa Desarrollos Energéticos S.A. (DESA) dal territorio Lenca.
Promuovono infine la smilitarizzazione dei territori indigeni, popolari, rurali e urbani e il riconoscimento del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, Copinh e dell’Organizzazione fraternale negra honduregna, Ofraneh, come “organizzazioni in grado di assicurare la protezione dei propri territori”.
“Rivendichiamo il suo pensiero e approfondiamolo!”
Berta non è morta, Berta sono io
“Non solo siamo riusciti a rivendicare la figura di mia madre ma anche ad approfondire il suo pensiero e le sue idee. Inoltre abbiamo fatto passi avanti nell’articolazione dei movimenti, confrontandoci per mettere a punto forme migliori di lotta”, ha detto Laura Zúniga Cáceres.
La figlia di Berta Cáceres ritiene che lo Stato honduregno sia responsabile dell’omicidio dell’attivista sociale e dell’esproprio dei territori ancestrali indigeni e delle loro risorse.
“Ha permesso che diverse imprese criminali operino nei nostri territori e non ha mostrato alcuna volontà politica di proteggere mia madre. Inoltre chiude la porta in faccia a un’investigazione indipendente che come famigliari stiamo pretendendo”, ha aggiunto Laura.
Per la famiglia di Berta Cáceres la situazione non è facile, ma il lascito della madre stimola a riprendere con forza la lotta iniziata da Berta.
“Il nostro modo di assimilare il lutto passa attraverso la lotta. Ricordo mia madre che lotta, la sento mentre io sto lottando, quando lotto mia madre vive ancora”, ha detto.
Che poi è la forma con cui vedere il mondo.
“Nostra madre ci diceva sempre che non potevamo rimanere indifferenti di fronte alla realtà. Il senso di giustizia e di ribellione che ci ha trasmesso ci motiva ad andare avanti, con forza, allegria e con la voglia di stare con la nostra gente. Conviviamo con il dolore, ma questa forma di lottare ci sta guarendo”, ha concluso Laura Zúniga.
Note:
[1] Militarizzazione e modello estrattivo; Diritti umani, diritti delle donne, criminalizzazione, impunità; Difesa del territorio delle popolazioni indigene; Educazione e comunicazione popolare.
Di Giorgio Trucchi | Rel-UITA Tratto da Itanica.org
Traduzione Giampaolo Rocchi