La strategia del terrore in Messico negli ultimi anni ha portato a 30.000 sparizioni forzate e 150.000 omicidi politici.
Omar Garcia e Ana Enamorado hanno partecipato alla Carovana Migranti per denunciare il silenzio delle autorità.
La Carovana Migranti nel mese di aprile ha attraversato l’Italia per denunciare la scomparsa sia di migranti nel Mar Mediterraneo, che dal Nord Africa tentavano di raggiungere le coste italiane per fuggire da guerre e miseria, sia i desaparecidos di Messico e Centro America, dove quotidianamente i migranti cercano di attraversare la frontiera con gli Stati Uniti.
Omar Garcia, studente della Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa – sopravvissuto al massacro di Iguala dove, nella notte del 26 settembre 2014, sono scomparsi 43 studenti – partecipa alla Carovana Migranti quale rappresentante dei genitori dei 43 scomparsi. A distanza di 19 mesi i familiari non hanno ancora ricevuto alcuna risposta dalle autorità messicane. All’inizio del mese il segretario governativo ha annunciato che il 30 di aprile terminerà il mandato per il gruppo di esperti che stanno accompagnando le famiglie nelle indagini sul caso parallelamente agli investigatori governativi e verrà formata una nuova commissione. Successivamente sono stati resi pubblici i risultati della terza perizia sui resti ritrovati nella discarica di Cocula – dove il governo sostiene siano stati bruciati i corpi dei giovani- tuttavia l’Università di Innsbruk, che ha effettuato le analisi, dimostra che non c’è coincidenza tra i profili genetici dei genitori ed i frammenti rinvenuti. Nonostante le indagini nazionali ed internazionali, ad oggi, non si sa con chiarezza cosa sia successo, ci sono molti indizi per ritenere che la polizia municipale, la polizia federale e l’esercito messicano abbiano fatto sparire gli studenti: i familiari hanno la certezza che si tratti di sparizioni forzate e che il governo non voglia ammettere le proprie responsabilità.
Ana Enamorado fa parte del Movimiento Migrante Mesoamericano e dall’Honduras si è trasferita in Messico nel 2012 con la Carovana delle Madri Centroamericane, unendo forze e voci per cercare suo figlio, appena ventenne, desaparecido nel 2010, ed altri giovani scomparsi in territorio messicano. Anche lei ha partecipato alla Carovana Migranti per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle sparizioni forzate e per esigere verità e giustizia affinché i diritti umani dei migranti vengano rispettati. Suo figlio Oscar Antonio era partito dall’Honduras nel 2008 per cercare lavoro negli Stati Uniti e dal 2010 non ha più sue notizie: a 6 anni dall’accaduto le autorità non hanno dato alcuna risposta ad Ana sulla scomparsa del figlio, nonostante lei abbia fornito più volte prove concrete sui responsabili della sparizione forzata, per questo continua a lottare ogni giorno: vivos se los llevaron, vivos los queremos!