Si torna a parlare della sorte dei ragazzi desaparecidos. Sono passati 22 mesi dalla scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa e il governo messicano persiste nel tentativo di far dimenticare il grave crimine, ma venerdì 28 luglio la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) ha indetto una conferenza stampa a cui hanno partecipato i familiari degli studenti, i collettivi di difesa dei diritti umani (Centro Prodh, Tlachinollan, Fundar, Serapaz) e i rappresentanti dello Stato messicano, durante la quale ha dichiarato approvato il mecanismo de seguimiento especial, che consente di continuare l’inchiesta del GIEI interrotta ad aprile per volere del governo messicano.
La CIDH ha innanzitutto formalizzato la richiesta allo Stato messicano di aumentare gli sforzi per determinare la sorte dei 43 studenti, tenuto conto che fino a questo momento le indagini ufficiali non hanno portato a nessun risultato e anzi, come ha più volte sottolineato lo stesso GIEI, è lo stesso Stato messicano ad aver ostacolato la giustizia.
L’obiettivo è dare una svolta rapida e concreta all’indagine. Per dar seguito ai lavori di ricerca verranno nominati due tecnici che avranno pieno accesso a tutti gli atti e a tutte le informazioni raccolte finora dalle varie inchieste, sia quelle governative, sia quelle degli esperti indipendenti (GIEI e EAAF) e avranno la possibilità di visitare il Messico con la frequenza e il tempo che saranno loro necessari.
L’approvazione del mecanismo de seguimiento especial è senz’altro una grande vittoria per i parenti dei ragazzi scomparsi e per tutti quei movimenti nazionali e internazionali che in questi 22 mesi hanno espresso solidarietà e si sono battuti per raggiungere la verità.
Una doppia vittoria: le indagini e le ricerche dei ragazzi continueranno; per l’ennesima volta le tesi ufficiali (che raccontano dei ragazzi bruciati e cremati nella discarica di Cocula), sono smentite dai fatti e si conferma che la verità storica voluta dal presidente Enrique Peña Nieto è una colossale montatura priva di qualsiasi fondamento scientifico.
Inoltre la caparbietà e la tenacia dei genitori di Ayotzinapa dimostra che la lotta paga e che solo sfidando il potere senza paura si può mettere in crisi un sistema fondato sul crimine e sulla violenza.
Un po’ quello che stanno facendo i maestri della CNTE, in mobilitazione permanente da oltre due mesi contro l’iniqua riforma educativa.
In Messico sono in atto cambiamenti importanti, si è aperta ormai da tempo una stagione di lotta e i movimenti di Ayotzinapa e dei maestri sono il faro di questo nuovo protagonismo dal basso che punta a rovesciare Enrique Peña Nieto, simbolo di un capitalismo selvaggio, che violenta i territori e che per perseguire i propri interessi arriva ad ammazzare, o a far sparire, senza nessuna pietà i propri cittadini.
Dove arriveranno queste lotte non si sa, di sicuro stanno fornendo una speranza ed un esempio importante di resistenza e costruzione di un’alternativa per tutta l’America Latina.