Era il 2005 quando per la prima volta come Associazione Ya Basta! ci siamo avventurati nei territori della Patagonia, invitati da comuneros mapuche per denunciare lo stato di malessere che subivano, dalle angherie quotidiane ai tentativi di sgombero messi in atto dalla Compañía de Tierras del Sur Argentino.
Fu notevole l’indignazione a livello internazionale nel sapere dei corsi d’acqua recintati, degli animali che si impigliavano nei reticolati a cui non erano abituati, dei bambini che per andare a scuola non potevano più attraversare i territori che avevano liberamente percorso per generazioni.
E fu anche per quella indignazione, unita alla tenacia dei nativi della cordigliera andina, che prevalse il diritto internazionale agli interessi della multinazionale in cause intentate per intimidazione allo scopo di sbarazzarsi di questi scomodi occupanti rimasti inspiegabilmente appiccicati a quelle terre così fertili, acquisite con tanta facilità e altrettante discutibili operazioni, costate 50 milioni di dollari per 900 mila ettari.
Ma ecco che in aiuto ai poveri “terratenientes” arriva il governo di Mauricio Macrì, che con una legge del 2016 ha cercato di sanare situazioni ambigue modificando le limitazioni sulle proprietà straniere, nell’acquisto e vendita di fiumi, laghi e aree demaniali, eliminando la competenza degli organi di controllo delle terre rurali. Un via libera all’accumulazione delle terre da parte delle imprese, in genere agricole, minerarie o petrolifere: dai 40 progetti minerari in studio nel 2003 siamo arrivati agli 800 del 2015, nello stesso periodo la coltivazione di soia transgenica è passata da 12 a 22 milioni di ettari.
E’ in questo contesto che si trova a resistere la comunità “Pu Lof en Resistencia del Dep.to de Cushamen”, nei territori arraffati da Benetton fra le provincie del Chubut e Rio Negro, ed è qui che si inasprisce l’attacco alle comunità resistenti.
Un attacco a tutto campo, iniziato più di un anno fa con gran spiegamento di forze,circa 200 gendarmi, mezzi blindati, elicotteri, accompagnato da una campagna mediatica nella quale i mapuche vengono definiti pericolosi terroristi finanziati da oltre oceano, cadendo in ridicola contraddizione alla pubblicazione delle foto delle armi sequestrate: asce, seghe, forconi e vari attrezzi usati nell’attività dell’agricoltura. Le armi usate nell’attacco in compenso sono vere, qualcuna sparando pallottole in gomma, qualcuna piombo a 9 mm.
In accordo con lo stato del Chile, nel 2016 viene chiesta l’estradizione e viene arrestato il leader della comunità, Facundo Jones Huala, per reati avvenuti in quello stato, all’arresto è seguita una sentenza che ha dichiarato l’accusa infondata, perché estorta a persona sotto tortura, per cui Facundo è stato liberato. Un mese fa un altro attacco, ancora più articolato, che vede l’iniziativa del Ministro alla Sicurezza il quale, facendo pressione sulla Corte Suprema, ha dichiarato nulla tale sentenza, seguendo direttamente attraverso il capo di gabinetto l’arresto di Facundo e l’ulteriore attacco armato alla comunità, che si è svolto il primo di agosto mentre quasi tutti erano davanti al carcere a chiedere la sua liberazione.
Si è trattato di una vera e propria battuta di caccia contro i 7 rimasti, con tanto di incitazioni ed eccitazioni, tutte documentate, durante la quale viene preso e fatto sparire Santiago Maldonado, un giovane non mapuche che da qualche giorno era nella comunità per condividere questa esperienza.
L’ultima volta è stato visto nei territori di Benetton trasportato a peso dai gendarmi.
La Gendarmeria nega, ma ci sono le registrazioni delle grida eccitate “ne abbiamo preso uno! Ne abbiamo preso uno!”; solo ieri, sotto la pressione dell’opinione pubblica e davanti l’evidenza, un giudice ha aperto un fascicolo che indaga la Gendarmeria, ma la ricerca delle responsabilità parte già ostacolata dai vertici politici.
Per noi sulle la responsabilità politica e morale di questa sparizione non ci sono dubbi.
Appoggiamo le istanze del popolo mapuche, per il rispetto dei diritti umani. Appare come resistenza, ma si chiama dignità!
Fuera Benetton dalla Patagonia! Apariciòn con vida de Santiago Maldonado! Libertà per Facundo Jones Huala!
Appuntamento: Sabato 26 agosto ore 18.30 in Piazza Indipendenza, Treviso.
Associazione Ya Basta! Êdî Bese! – Cso Django Treviso – Coordinamento Studenti Medi Treviso