Dal 23 al 29 luglio presso il Cideci di San Cristobal e a Oventik si è tenuto il secondo festival CompArte por la Humanidad organizzato dall’EZLN.
¿Le tienen miedo a Enrique Peña Nieto?
¡No!
¿Le tienen miedo a Manuel Velasco?
No!
¿Le tienen miedo a Trump?
¡No!
¿Tienen miedo del capitalismo?
¡No!
¿Que se chinga su madre?
¡Que se chinga!
Questo slogan gridato dalle e dagli insurgentes durante una delle rappresentazioni artistiche che li hanno visti protagonisti nella due giorni di Oventik del Festival CompArte por la Humanidad, è forse il riassunto di cosa intendano gli zapatisti per costruzione dell’autonomia e di un altro mondo possibile: noi andiamo avanti, nonostante l’imminente tempesta.
La tempesta, rappresentata dal capitalismo e incarnata da Trump (letto alla messicana, proprio con la u), ha obbligato gli zapatisti al contrattacco per non rimanerne travolti. Da qui, sul piano politico nasce la proposta, fatta insieme al Congreso Nacional Indigena di candidare una donna indigena, Marichuy, alle elezioni presidenziali del 2018. Dal punto di vista pratico invece, la costruzione dell’autonomia si sta basando sulla conoscenza; così, anche questo secondo festival CompArte, come i precedenti CompArte I e ConCiencias, fornisce un programma di formazione per gli insurgentes e per le basi di appoggio. Nei cinque giorni del festival al CIDECI-Unitierra di San Cristobal, i delegati dell’organizzazione hanno partecipato con attenzione a tutte le rappresentazioni interrogando gli artisti per cercare di scoprire, non solo il messaggio ribelle contenuto in ogni opera ma anche le motivazioni che li avevano portati a scegliere gli strumenti che di volta in volta venivano utilizzati.
Il calendario è stato fittissimo: opere di teatro, giocoleria, musica, danza, scultura e pittura hanno colorato e riempito di voci e parole provenienti da tutto il mondo, gli spazi del CIDECI per cinque giornate, durante le quali non sono mancati i momenti di dibattito, di confronto e autoformazione su temi economico-sociali. In particolare, per noi alcuni eventi sono stati simbolo del momento.
Abbiamo ritrovato la mostra “Huellas de la memoria” con cui in maggio e giugno abbiamo percorso un pezzo di strada insieme alla ricerca dei desaparecidos e della giustizia. Abbiamo ritrovato le orme dei passi pieni di dolore dei familiari dei desaparecidos; insieme al dolore però quelle orme raccontano storie di dignità, di una forza incredibile, di un amore travolgente che ha sconfitto l’oblio.
Accanto alle orme dei familiari dei desaparacidos, hanno trovato posto gli straordinari lavori di Beatriz Aurora, la pittrice cilena che da oltre vent’anni accompagna le varie tappe della lotta zapatista con dipinti che sono diventati un’icona stessa del movimento.
Habrá una vez invece è un’opera collettiva delle insurgentas e degli insurgentes dell’EZLN, a cui è affiancata anche la pubblicazione di un libro che raccoglie i racconti di Defensa Zapatista e del SubComandante Galeano.
Non solo mostre e quadri al CompArte: abbiamo assistito alla presentazione di “Recuperando el Paraiso”, il documentario girato e prodotto dal collettivo Subversiones sull’esperienza della polizia comunitaria di Santa Maria de Ostula, nel Michoacan. La popolazione di questo piccolo villaggio sulla costa ha scacciato dalla propria terra i Templarios, un cartello di narcotrafficanti molto potente. Nei prossimi mesi Ya basta! Êdî bese! presenterà in Italia il documentario che racconta questa esperienza.
Un documentario sulla resistenza e l’autorganizzazione delle donne curde ha invece raccontato quel legame che unisce l’autonomia zapatista con il confederalismo democratico nato in Kurdistan. A raccontare questa esperienza è stata un’attivista curda del collettivo Kongra-Star, (confederazione delle strutture organizzate delle donne in Rojava. Per l’autodifesa, per la lotta contro il patriarcato e le strutture familiari date; per la rivoluzione delle donne in Rojava e in Medio Oriente). Il documentario, che è stato proiettato più volte durante il festival, ha visto la partecipazione interessata di numerosi insurgentes e basi d’appoggio.
Se al CIDECI i protagonisti sono stati gli artisti provenienti da ogni parte del Messico e del mondo, nei due giorni conclusivi ad Oventik si sono esibiti le Basi d’Appoggio e gli insurgentes dell’EZLN.
Ad aprire la due giorni in territorio ribelle zapatista è stato il Comandante David: “L’arte e la cultura, sono una parte fondamentale della nostra resistenza, ribellione e lotta contro il capitalismo”. A dare il benvenuto ai partecipanti é intervenuta anche Jimena della Junta de Buen Gobierno di Oventik: “La poesia, la danza, il teatro, la musica, il canto con cui esprimiamo la nostra lotta, non sono uno spettacolo. Sono la parola, la voce, la rabbia, la ribellione e la lotta che vogliamo condividere con voi”
Il filo conduttore delle diverse manifestazioni artistiche che hanno impegnato le basi d’ appoggio e gli insurgentes ad Oventik, è stato la loro storia: da quando i loro nonni lavoravano nelle fincas, a come si sono organizzati prima e dopo il sollevamento armato del ’94, fino alle difficoltà del periodo attuale.
La giornata si è conclusa con i ringraziamenti della comandante insurgente Hortensia che a nome del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno e dell’EZLN, ha ringraziato tutti gli artisti del Messico, dell’America e del mondo per lo sforzo fatto per prendere parte al festival e per aver condiviso la loro cultura, la loro rabbia, allegria e speranza per un mondo migliore. La comandante ha poi dato un messaggio di fiducia affermando che, mentre il sistema capitalista vuole convertire i Paesi in fincas, in ogni cuore ribelle del mondo si sta globalizzando la resistenza e la ribellione. Concludendo ha esortato tutti i partecipanti a continuare le proprie lotte.
Ed è proprio per dar seguito a questa esortazione che l’associazione Ya basta! Êdî bese! é tra i promotori, assieme a tutte le realtà che in questi 23 anni hanno camminato assieme agli zapatisti, di un festival CompArte tutto italiano che si terrà a Brescia attorno alla metà di ottobre e i cui ricavati andranno a finanziare la rivoluzione zapatista. Perché dopotutto “la más maravillosa de las artes es el apoyo colectivo”.