“Nella rete della vita plurale e con le sue diversità, camminiamo, tessiamo le nostre reti femministe, con amore profondo per la vita, indignate per le ingiustizie, portiamo avanti le nostre ribellioni territoriali e uniamo i nostri sforzi per guarire insieme e ricreare orizzonti nella pienezza della nostra stessa esistenza”
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Sono Lolita Chavez, parte del consiglio K’iche’ , femminista comunitaria, Maya K’iche’ , difensora della vita e dei territori. Vengo dal popolo K’iche’, un popolo coraggioso, ribelle, dove fin da piccole, apprendiamo ad accendere il fuoco, accendere il fuoco , è un’espressione di vita, gratitudine, celebrazione, è sentire la nostra luce e che siamo luce, le nostre antiche cosmovisioni ancestrali si intrecciano ridando significato alla nostra vita… Impariamo ad essere e vivere in comunità, ma anche riguardo alla connessione energetica, cosmica, intergenerazionale.
Come difensora affermo che il popolo Maya K’iche’ ha diritto alla vita, ha diritto all’acqua, come tutte le altre società, e questo è quello che difendiamo, per questo ci criminalizzano, per questo ci perseguitano, per questo hanno assassinato così tanti difensori del territorio.
Abbiamo la grande sfida come umanità di interrompere la deforestazione e la perdita della biodiversità. Tra il 2006 e il 2016, abbiamo perso in media 38.600 ettari annui di foresta dentro e fuori le aree protette. Gli ecosistemi forniscono habitat per la biodiversità, regolano il sistema idrologico e i microclimi, sono pozzi di assorbimento del carbonio e forniscono stabilità al territorio. Stiamo gridando ai quattro venti che le compagnie di disboscamento stanno distruggendo alberi ancestrali! I dati statistici mostrano che la società guatemalteca utilizza meno del 20% dell’acqua disponibile nel nostro paese; abbiamo l’acqua, ma la sua disponibilità varia nel tempo e nello spazio, l’acqua è gestita in esclusiva da chi ha i privilegi.
E’ prudente e urgente muovere la seguente critica: i mondi hanno una percezione limitata di ciò che siamo noi popoli originari, una percezione costruita sulla base di modelli come quello capitalista , il modello patriarcale, il modello colonizzatore.
Stiamo convivendo in territori ancestrali, riconosciamo che viviamo in Abya Yala, che intreccia storia e memoria ancestrale dei popoli, comunità e modelli di vita vincolati profondamente con la Madre Terra, con le nostre proprie vite stiamo fermando le imprese multinazionali minerarie, idroelettriche, di monocoltura, etc. che arrivano senza previa consultazione, saccheggiando e usando apparati repressivi degli Stati che portano genocidio , razzismo e misoginia.
Vogliamo aprire qui un dibattito, con certezza, con la nostra partecipazione, come donne che difendono, per trovare cammini che spingano verso la costruzione di un altro tipo di giustizia, dove i nostri corpi, le nostre vite, le nostre parole, i nostri desideri , i nostri popoli possano essere protagonisti e trovare mondi per difenderci, guarirci e rivendicare il nostro diritto a ribellarci a tutte le oppressioni e creare nuovi modi di vivere, sentire, a partire dalle nostre cosmovisioni, progetti e forme di vedere la vita.
La domanda è in relazione a quali potrebbero essere i modi per intrecciare le nostre vite, intrecciare le nostre agende, intrecciare i nostri femminismi, intrecciare l’essere internazionali, le nostre autonomie e libere determinazioni, annullando privilegi, per vivere con giustizia, trasformare vite e generare vite libere e degne, senza rassegnarsi a morire o a che muoiano altri perché sono di altri continenti o perché di un altro popolo o di un altro strato sociale …
E se ci accorgiamo che i cammini sono già li, dobbiamo solo riprenderli, forse non sono visibili a causa delle gerarchie generazionali, gerarchie create nelle epoche, gerarchie di visioni, gerarchie di memorie, gerarchie accademiche, gerarchie di gerarchie.
E se si scopre che i cammini sono quelli della saggezza delle generazioni del tempo senza tempo, e sono all’orizzonte delle nostre sagge vite ma non li vediamo perché camminiamo in questo tempo e in questo spazio e in questo movimento.
Questo è il motivo per cui onoriamo le nostre antenate e per cui onoriamo le sorelle che ci insegnano : “día con día crece la rebeldía” (Giorno per giorno cresce la ribellione) EZLN.
Una delle nostre riflessioni tra donne indigene è che non stiamo combattendo per il diritto alla terra, stiamo chiedendo che ci restituiscano le terre che ci sono state rubate con i piani di sterminio, restituire per guarire le terre, restituire per giustizia, restituire come espressione di risarcimento dell’umanità ai popoli originari.
Autrice Aura Lolita Chavez Attivista dei diritti delle donne indigene guatemalteche
Tratto dalla I giornate femministe a Zaragoza
Fonte: https://ctxt.es/es/20181107/Firmas/22666/Aura-Lolita-Chavez-mujeres-indigenas-empresas-transnacionales-jornadas-feminista-CTXT.htm