Cominciamo la pubblicazione del diario di viaggio redatto durante la ‘Camminata contro il terricidio’ di Moira Millán e altre due donne attiviste del Movimiento de Mujeres Indigenas por el buen vivir, attraverso le comunità situate nell’entroterra della vasta geografia patagonica, in una zona dove i potenti hanno deciso di poter sacrificare territorio e popoli in nome dell’estrattivismo.
Tre donne in viaggio, a piedi, in territori difficili, dove non ci sono strade percorribili, non ci sono servizi di trasporto pubblico, non c’è segnale telefonico, non c’è acqua, e nemmeno cibo.
Un percorso per offrire una cronaca di storie di resistenze e ingiustizie, ma soprattutto per abbracciare, accompagnare e sostenere i guardiani dei territori. Quegli esseri la cui resistenza quotidiana contro il potere è anche solo esistere, ai quali la solidarietà non arriva.
Giovedì 10 dicembre 2020
Mari Mari pu lamngen Ka pu wenuy kiñe fachiantu, saluti a tuttx.
Giorno uno: abbiamo già cominciato il cammino. Per ragioni di sicurezza, riceverete le mie cronache di ogni luogo solo quando ce ne saremo già andate.
Malgrado ciò, voglio condividere con voi i pensieri e le riflessioni che sorgono in me nel contemplare la bellezza della Puelmapu, Territorio Mapuche e Aoniken; nelle mie vene scorre il sangue di entrambi i popoli, di cui mi sento orgogliosa. Nel vedere questi paesaggi capisco il coraggio e l’impegno dei miei kuifikecheyem [antenati] nel difendere fino alla morte la nostra Walljmapu, perché erano paradisi, veri paradisi di assoluta prosperità e libertà. Quando arrivarono, le forze di occupazione militare argentina e cilena portarono con le loro pallottole la croce e i preti.
Quei preti volevano convincerci a rinunciare ai nostri paradisi affinché rimanessero a loro. In cambio del bottino ci promisero un paradiso celeste immaginario.
Oggi non ho dubbi che furono loro i creatori dell’inferno terrestre, distruttori dei paradisi indigeni.
I metodi di saccheggio non sono cambiati molto in questa zona: esistono più di 20 chiese evangeliche in un piccolo paesino con poco più di 4000 abitanti, contando anche i pu Lof Mapuche che lo circondano. Queste chiese si organizzano e convocano per marciare contro la legalizzazione dell’aborto, ma nonostante questo non dicono nulla sull’avanzamento delle megaminiere.
Le loro prediche anti Mapuche hanno aiutato in tempi recenti l’impunità della repressione del governo criminale di Macri.
Pastori che sono corrotti, alcuni, arricchitisi dalla sera alla mattina, altri misogini picchiatori e molestatori e uno addirittura un violentatore condannato, che si trova in fuga grazie ad un alto funzionario della provincia.
Tutti questi pastori sono operatori politici a favore delle imprese minerarie.
Le chiese evangeliche finanziate dagli Stati Uniti stanno riorganizzando il potere locale nei territori in conflitto contro il terricidio.
I “difensori delle due vite” non si fermeranno fino a quando non avranno creato un inferno in questi luoghi e consumato tutte le forme di vita.
Il potere clericale in tutte le sue espressioni coloniali è TERRICIDA!
Amulepe tayiñ weychan!
Dal Puel willi Mapu, Moira Millán, Weychafe Mapuche, Chubut.
#terricidio #Puelmapu #megaminería #Chubut #CrónicasContraElTerricidio
Lunedì 14 dicembre 2020.
Erano 3 anni che non visitavo il Lof Mapuche Vuelta del Río.
L’ultima volta che sono stata lì è stato durante i tristi giorni della repressione, quando i gendarmi, agli ordini del giudice Guido Otranto, irruppero in tutte le case e commisero ogni tipo di abusi e vessazioni con la scusa di cercare Santiago Maldonado, che in quel momento era scomparso. Ricordo che in quell’occasione ascoltai con attenzione le testimonianze di anziani e giovani, alcune delle quali mi furono raccontate fra le lacrime.
Tuttavia non riuscii a parlare con i pichikeche, cioè i bambini e le bambine.
In questi giorni ho parlato con Antu, una piccola di 8 anni – siamo arrivate proprio il giorno del suo compleanno. Mentre camminavamo verso l’orto, nel quale lavora insieme alla sua ñuke e alla sua kuku, la madre e la nonna, mi ha raccontato che i cagnolini che hanno ora sono nuovi e che le piacciono, ma non tanto come il suo cane Trueno [tuono].
Con entusiasmo ed emozione mi ha descritto tutte le virtù canine di Trueno, alcune quasi lo ponevano a livello di un umano: Trueno sistemava da solo le pecore e le portava nel recinto; Trueno era coraggioso e non lasciava che nessuno straniero si avvicinasse alle donne della casa, ma non si prendeva cura allo stesso modo dei suoi zii; Trueno giocava anche con palle e bastoncini se lei lo invitava.
Ho chiesto cosa fosse successo a Trueno.
Mi ha risposto che i gendarmi lo avevano ucciso.
Nel settembre del 2017 i gendarmi hanno lanciato veleno dall’elicottero. Oltre a prendersela con i lamngen, i fratelli, se la sono presa anche con i loro animali, sono morti tutti i cani della comunità. C’è stato un massacro di cani, ma siccome siamo tanto specisti, in quei giorni si parlò solo della repressione contro gli umani.
L’infanzia mapuche conosce solo la mancanza di protezione, l’espropriazione e la repressione.
Ora, per esempio, la pandemia le ha sottratto in maniera netta il diritto all’educazione, quel diritto che il governo dice di garantire a tutta l’infanzia, anche in questa particolare situazione. Sono solo bugie raccontate dai media.
Antu non ha lezioni virtuali perché non c’è internet e nemmeno l’energia elettrica. La comunità reclama una scuola da 8 anni, hanno presentato un progetto pensato ed elaborato da loro, ma il governo della provincia non vuole ascoltarli.
Lo Stato non considera, né gli importa, il destino dell’infanzia Mapuche, il Governo del Chubut investe il denaro che ci toglie nella sicurezza, protegge gelosamente il latifondo, protegge il signor Benetton, i cui vicini, per loro disgrazia, sono gli abitanti del Lof Vuelta del Rio.
Ci sono sempre cuori solidali e quasi sempre battono nei corpi delle donne, perché sono le donne che si consegnano senza speculazioni e senza scuse al compito di prendersi cura dei pichikeche.
E’ così che ogni 15 giorni Noelia Lincan e Fabiana Nahuelquir, entrambe docenti, Noelia ora in pensione e Fabiana insegnante dell’istituto di formazione per insegnanti e storica, arrivano a loro spese per fare lezioni di sostegno. Il Governo del Chubut è in ritardo di molti mesi nel pagare lo stipendio e così l’appoggio che dovrebbero ricevere le/i bambinx dai proprio insegnanti gli viene negato per via dello sciopero dei docenti.
Se non fosse stato per queste belle lamngen, queste sorelle, l’anno scolastico sarebbe stato un anno di assoluta assenza.
Mi sono incontrata con Marcelo Calfupan e la sua compagna, i fratelli a cui i gendarmi hanno bruciato la casa. Per occultare i fatti il pubblico ministero Falco disse che la causa era stata un corto circuito, quando lì non c’è nemmeno la corrente elettrica. La loro casa era stata costruita grazie ad alcuni volontari di Esquel che avevano raccolto denaro per aiutare.
Arrivammo a Vuelta del Rio alcune ore dopo che una coppia di anziani erano morti bruciati. Le fiamme divorarono tutto. Ma non hanno potuto consumare i ricordi, l’affetto con cui ci hanno parlato di loro, soprattutto della sorella Carmen Inalef che era Lawentuchefe, yerbatera, donna medicina. Lei e suo marito erano sopravvissuti a questo ultimo inverno, quando la neve caduta aveva isolato tutta la comunità, avevano visto come l’esercito e il governatore avevano lanciato da un elicottero borse con candeggina e cibo, che nel cadere a terra si rompevano, spargendo la candeggina tra la pasta e il riso.
Qui la violenza femminicida è presente non solo negli esecutori materiali e nelle vittime, ma in una indolente giustizia razzista, perché non è mai stata indagata la scomparsa e la morte della ñaña Onolia Aguilera, che nel 2003 è scomparsa per quasi 2 mesi per poi essere ritrovata morta, squartata. Non ci furono marce né proteste, solo un silenzio pieno di domande.
Camminare i territori e tornare a calpestare il sentiero della memoria sulle orme del mio popolo, segnate col sangue. Nel congedarmi da Vuelta del Rio, sentire l’abbraccio caldo e prolungato delle mie lamngen, sorelle, mi riempie di forza e mi invade la certezza che noi donne decolonizzeremo i nostri popoli per costruire il buen vivir come diritto.
Dalla Puelwillimapu Trekaletuaiñ iñ küme mongeleael. Moira Millán.