Latinoamerica

Santiago Maldonado, le nuove rivelazioni riaprono la pista della sparizione forzata seguita a morte

Una nuova testimonianza sul caso di Santiago Maldonado è stata inserita nella causa aperta dai familiari per scoprire la verità e ottenere giustizia. Le rivelazioni del testimone, ignoto e sotto la protezione statale, raccontate al giudice Federico Baquioni inchiodano i gendarmi alle proprie responsabilità, e di conseguenza lo Stato nella figura dell’ex ministro della Sicurezza Patricia Bullrich, e aprono uno squarcio inquietante sul ruolo di Benetton nella sparizione forzata seguita alla morte del giovane solidale.

La nuova testimonianza è stata pubblicata in esclusiva da Radio Nacional Esquel: alcune settimane prima il teste, che sarebbe qualcuno vincolato alla Gendarmeria ed è sotto la protezione statale, avrebbe riferito al giudice Baquioni di aver sentito dagli agenti che parteciparono all’operazione del 1° agosto 2017 nel Pu Lof Cushamen, e in particolare dall’agente Emanuel Echazú, che avevano arrestato una persona, l’avevano interrogata ma che alla fine la situazione era sfuggita di mano. Sempre secondo il testimone, Santiago Maldonado sarebbe stato arrestato e portato nel posto di guardia all’interno dell’Estancia Leleque di proprietà di Benetton, proprio come hanno sempre dichiarato i testimoni mapuche.

Santiago era scomparso il 1° agosto durante la repressione della Gendarmeria contro l’occupazione della Ruta 40 per protestare contro l’arresto di Facundo Jones Huala. La sproporzione di forze in campo (centinaia di gendarmi per soli 8 manifestanti mapuche, tra cui Santiago) ha fatto sì che il presidio si concludesse con la fuga dei manifestanti. Santiago fu visto per l’ultima volta sulle rive del fiume Chubut e di lui non si seppe più nulla fino al ritrovamento del suo corpo il 17 ottobre dello stesso anno in un’ansa dello stesso fiume Chubut ma a monte del luogo dove era stato visto l’ultima volta.

Secondo il fratello maggiore Sergio Maldonado, queste rivelazioni rafforzano la teoria della sparizione forzata seguita a morte di Santiago: «è ciò che sosteniamo da cinque anni, ciò che hanno sempre detto i testimoni mapuche rispetto al fatto che Santiago lo avevano arrestato, lo avevano portato via e di fatto lo stesso Stato aveva fatto tre rastrellamenti senza incontrare il corpo che apparve misteriosamente il 17 ottobre, dopo di che è stato concluso che fosse affogato da solo e che fosse rimasto tutto il tempo lì».

Sulla pagina facebook ufficiale della famiglia, Justicia por Santiago Maldonado, è stato pubblicato il comunicato ufficiale: « Segnaliamo che qualche settimana fa una persona ha testimoniato davanti al procuratore Federico Baquioni de Esquel che ha fornito dati su fatti, persone e date, in relazione alla scomparsa di Santiago il 1 ° agosto 2017. Ha affermato di aver sentito i gendarmi di Esquel dire che “ne avevano arrestato uno”, “che avevano arrestato un hippie”, “che stavano prendendo informazioni da lui su chi fossero gli altri che erano con lui”, “che lo avevano al posto di gendarmeria a Benetton”. Allo stesso tempo ha sentito dire ai gendarmi dire che “la loro mano era andata via” e che stavano ricevendo istruzioni su cosa fare con il corpo.

Stiamo aspettando di sapere quali saranno le azioni della giustizia poiché la causa di Santiago è totalmente paralizzata da quando il giudice LLeral l’ha depositata il 29 novembre 2018 e ancora la Corte Suprema di Giustizia non ha risolto il nostro appello per indagare sulla sparizione forzata di Santiago. Chiediamo le massime garanzie di sicurezza psicofisica alla persona che ha testimoniato e che venga immediatamente avviata un’indagine indipendente e imparziale al fine di conoscere i fatti e i responsabili materiali e ideologici della scomparsa viva di Santiago il 1 ° agosto e della sua apparizione senza vita 78 giorni dopo».

Come associazione Ya basta! Êdî bese, non possiamo che unirci ancora una volta alla denuncia della famiglia e solidarizzare con la lotta mapuche per il recupero dei territori usurpati da imprenditori senza scrupoli come Benetton. Abbiamo visto coi nostri occhi durante le nostre carovane in Patagonia come la privatizzazione dei territori ancestrali produca l’annientamento delle popolazioni e delle nazioni che abitano quelle terre da prima che gli europei arrivassero a conquistarle. Abbiamo visto cosa vuol dire avere un padrone come Benetton che recinta perfino i corsi d’acqua per impedire ai mapuche di utilizzare un elemento vitale come l’acqua. Abbiamo visto coi nostri occhi cosa vuol dire mettersi contro il potere di queste multinazionali bramose di risorse da sfruttare.

Per tutti questi motivi abbiamo sempre accompagnato la lotta delle popolazioni mapuche contro gli imperi economici colonialisti rappresentati da personaggi come Benetton. Per tutti questi motivi sappiamo, nonostante la giustizia argentina fatichi a renderla pubblica, che Santiago è stato vittima della vendetta perpetuata a difesa di questi interessi capitalisti e colonialisti. Per tutti questi motivi, e a maggior ragione oggi che i fatti cominciano a schiarirsi, gridiamo a gran voce Justicia por Santiago.