Messico

Comunicato EZLN: Un racconto. L’uccello T’i

Era l’ora del pozol. Le compagne miliziane mi hanno raccontato dei molti incidenti, delle cadute e dei tamponamenti obbligati durante il loro apprendistato nel ciclismo.

I tamponamenti obbligati possono essere spiegati: quando perdevano il controllo della bicicletta e dimenticavano di frenare, sceglievano rapidamente dove schiantarsi per fermarsi. A volte un albero, a volte il cancello di un recinto e più spesso un fosso.

Ho chiesto loro perché non hanno semplicemente frenato.  Mi hanno risposto: “Ci ho pensato, ma la bici non capisce cosa penso.  Ho anche gridato, ma non obbedisce e continua ad andare avanti, e allora la mia paura si fa sentire”, mi ha spiegato una compagna mentre il medico curava i graffi e le ferite che si era procurata, come potete immaginare, quando aveva deciso di ‘fermarsi’ contro un filo spinato.  Sì, poteva andare peggio, ci sono molte grotte nelle vicinanze.

“Ma tu eri stata avvertita”, disse un altro compagno, ‘hai sentito chiaramente l’uccello’.

Quale uccello, chiesi.

“È un uccello che ti avverte che potrebbe accadere qualcosa di brutto.  Non che stia per accadere, ma che potrebbe accadere se non si è attenti e preparati”.

Da lì è seguita una discussione sul nome dell’uccello.  Alcuni hanno detto “Tii”, altri “Titil” o “Titil Mut”.  Il Subcomandante Insurgente Moisés, che parla un’altra variante della lingua tzeltal, ha detto che è “T’í”.

“In Cho’ol lo chiamiamo “Tyi’j””, mi ha detto una compagna, “quando lo troviamo sulla strada inizia a urlare, come se fosse spaventato e vola via velocemente.  Ed è lì che si dice che stia avvertendo che sta per accadere qualcosa di brutto”.

Due compagni miliziani meccanici (uno meccanico di veicoli a motore e l’altro meccanico di biciclette), mi hanno spiegato: “ti avverte, ti mette in guardia, ti avvisa che potrebbe accadere qualcosa di brutto.  Per esempio, che c’è un serpente velenoso, o che sta arrivando una macchina, o che la gomma sta per bucarsi…”.

“O che stai per cadere dalla bici”, aggiungono mentre guardano il pasticcio che la ‘frenata radicale’ ha lasciato sul braccio della compagna.

“Non è che succederà, come si dice, irrimediabilmente.  Ma ti avverte e poi sta a te se ci fai caso o meno”.

Dopo una moltitudine di aneddoti (quasi tutti d’infanzia), che confermavano gli avvertimenti dell’uccello “T’i”, rimasero a discutere: una compagna disse che “dipende, se canta tre volte e sembra avere fretta, significa che la disgrazia è vicina e, comunque, bisogna prepararsi”.  Un’altra: “ma se torna e fa così (prolunga il monosillabo della cantilena, ‘tiiii’), significa che era una sua bugia o che il pericolo è passato”.

Qualche giorno dopo, prima di iniziare gli allenamenti in bicicletta, l’uccello cantò più volte. Tutti lo sentirono, ma pensarono che il pericolo fosse per qualcun altro e non per loro a livello individuale.

Naturalmente qualcuno cadde e si sbucciò il ginocchio.

“Non hai ascoltato l’uccello, ti ha detto chiaramente che saresti potuto cadere”, si lamentavano.

“L’ho ascoltato, ma ho pensato che non sarebbe successo a me, ma a te perché non pulisci la catena ed è tutta arrugginita”, si difende.

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In tutte le parti di quell’insieme che chiamiamo “Pianeta Terra”, la natura avverte, mette in guardia, avvisa che potrebbe accadere qualcosa di brutto. Le scienze e le arti replicano l’avvertimento.

C’è chi capisce e si prepara.

Ci sono quelli che capiscono, ma pensano che non sia a loro che succederà.

Ci sono quelli che capiscono, ma dicono a se stessi che usano un’auto privata e non una bicicletta.

E ci sono quelli che non capiscono la storia.

Tan-Tan.

Dalle montagne del sud-est messicano.Il capitano.

Messico, Settembre 2024.