Sono passati solo pochi mesi dall’assassinio di Berta Cáceres, ma non accenna a diminuire la repressione contro il popolo Lenca e gli attivisti del COPINH in lotta contro la spoliazione dei propri territori e la costruzione di dighe ad altissimo impatto ambientale.
Nella giornata del 9 ottobre due membri dell’organizzazione, il coordinatore generale Tomas Gómez Membreño e Alexander García, sono stati vittime di assalti che per poco non sono stati fatali.
I fatti di cronaca che ci giungono quotidianamente dall’Honduras mettono in evidenza i sistemi repressivi del capitalismo estrattivo, un sistema di morte che mette insieme governi corrotti e criminali, come quello hondureño, e i poteri economici nazionali e transnazionali con lo scopo di ottenere denaro a costo della vita delle persone e della distruzione dell’ambiente.
Come associazione Ya Basta! Êdî Bese! esigiamo giustizia e ci uniamo alla solidarietà internazionale col COPINH.
Di seguito la traduzione del comunicato del COPINH.
Il Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene del Honduras denuncia di fronte all’opinione pubblica nazionale e internazionale il tentativo di assassinio dei compagni Tomás Gómez Membreño, Coordinatore Generale del COPINH e Alexander García Sorto, leader Comunitario di Llano Grande, Colomoncagua.
In due differenti circostanze, il giorno 9 ottobre, i compagni menzionati sono stati vittime di sparatorie. All’alba soggetti sconosciuti sono arrivati davanti all’abitazione del compagno Alexander García e hanno aperto il fuoco contro la porta principale e la finestra dietro la quale stava dormendo con la moglie e le sue due figlie con l’intenzione di assassinarlo assieme alla sua famiglia. Nella notte dello stesso giorno una persona ha aperto il fuoco contro il furgone dell’organizzazione condotta dal compagno Tomás Gómez Membreño, Coordinatore Generale del COPINH, che stava tornando a casa.
L’assalto al compagno Alexander García costituisce un secondo tentativo di assassinio dato che lo scorso 6 maggio, a due mesi dall’assassinio della nostra coordinatrice generale Berta Cáceres, mentre stava uscendo di casa è stato preso a colpi di pistola da parte dell’ex militare Enedicto Alvarado, rimanendo ferito da una pallottola che per poco non gli è stata fatale. Questa sparatoria contro la sua casa è avvenuta dopo l’inizio del processo a carico dell’ex militare e dopo che la sua famiglia ha minacciato Alexander per non aver ritirato la denuncia.
Il COPINH denuncia questo tentativo di assassinio contro il compagno Tomás Gómez, che ha assunto il coordinamento generale del COPINH dopo l’assassinio avvenuto lo scorso 2 marzo della compagna Berta Cáceres, e il compagno Alexander García, come tentativi di mettere a tacere la nostra lotta contro i progetti di morte nei territori Lenca, spinti da questo governo corrotto, avvinghiato agli interessi economici nazionali e transnazionali.
Allo stesso modo il COPINH denuncia le sparatorie contro la comunità Lenca di Río Blanco, da parte di sicari pagati da Desa, come forma di intimidazione e minaccia contro la comunità che si oppone alla distruzione del río Gualcarque e la spoliazione dei territori del popolo Lenca. A 7 mesi dall’assassinio della nostra compagna Berta Cáceres, si continua ad attentare contro la vita di chi si oppone alla costruzione di progetti di morte come la diga Agua Zarca/DESA nel río Gualcarque e la diga dell’impresa HIDROSOERRA nel río Negro nel municipio di Colomoncagua.
Continuano le aggressioni di morte contro chi, come noi, difende i diritti del popolo Lenca e vuole costruire alternative sostenibili per lo sviluppo delle nostre comunità e del mondo intero, e non la crescita del portafoglio di pochi. A sette mesi dall’assassinio della nostra coordinatrice generale, né il governo né le altre istituzioni hanno risposto alle nostre domande sulla cancellazione dei progetti imposti alle comunità, sull’indagine indipendente dell’assassinio, sulla militarizzazione dei territori lenca e sulla fine della persecuzione contro i membri del Copinh.
Esigiamo risposte. Esigiamo la chiusura di Agua Zarca/DESA e di tutti i progetti di morte, imposti ed illegittimi che si trovano nei nostri territori. Esigiamo il rispetto della vita e di tutte e tutti le/i membri del Copinh. Esigiamo giustizia per l’assassinio di Berta Cáceres.
Berta non è morta, si è moltiplicata.
Con la forza ancestrale di Berta, Lempira, Mota, Isela e Etempica, si alza la nostra voce piena di vita, giustizia, dignità, libertà e pace.
La Esperanza, Intibucá, 10 ottobre 2016
Qui il comunicato originale